
01 | 1984 | 3:20 |
02 | Rebel Rebel | 2.40 |
03 | Moonage Daydream | 5:10 |
04 | Sweet thing/Candidate/Sweet Thing (reprise) | 8:48 |
05 | Changes | 3:34 |
06 | Suffragette City | 3:35 |
07 | Aladdin Sane | 4:57 |
08 | All the Young Dudes | 4:18 |
09 | Cracked Actor | 3:29 |
10 | Rock’n’Roll With Me | 4:18 |
11 | Watch That Man | 4:55 |
12 | Knock On Wood | 3:08 |
13 | Here Today, Gone Tomorrow * | 3:32 |
14 | Space Oddity * | 6:27 |
15 | Diamond Dogs | 6:32 |
16 | Panic in Detroit * | 5:41 |
17 | Big Brother | 4:08 |
18 | Time * | 5:19 |
19 | The Width of a Circle | 8:12 |
20 | The Jean Genie | 5:13 |
21 | Rock’n’Roll Suicide | 4:30 |
22 | Band Intro | 0:09 |
Tutti i brani sono scritti da David Bowie tranne Rock’n’roll With Me scritto da David Bowie e Warren Peace e Knock On Wood da Eddie Floyd e Steve Cooper. Nel febbraio 2005 David Live è stato ristampato con la scaletta originale del concerto, qui riportata, e con alcuni brani che non erano stati inclusi nella prima edizione.
* Bonus track aggiunte a partire dal 2005, non presenti nella pubblicazione originale
Informazioni
Data di Uscita
29 Ottobre 1974
Registrazione
Tower Theater, Filadelfia, 8/12 luglio 1974
Produzione
Tony Visconti
Recensione
Dettato in parte dalle leggi discografiche di metà anni ’70, “David Live” è affascinante e frustrante al tempo stesso e la versione di “Aladdin Sane” dimostra appieno questa ambiguità: eseguita benissimo, ma al contempo irrimediabilmente appesantita dai nuovi arrangiamenti strumentali e vocali.
L’album è in sé speciale: non una carrellata di successi – la scelta di brani complessi come Width of a Circle e Sweet Thing lo conferma – ma la colonna sonora dello show teatrale e innovativo che segnò una svolta epocale negli allestimenti rock, il Diamond Dogs Tour.
La parte visiva aiuterebbe a capire certi momenti musicali e la sua assenza può essere un limite, ma alcune versioni (Space Oddity, All The Young Dudes) si ergono come veri e propri monumenti di interpretazione e vivono di vita propria. Eppure nel suo insieme è un disco che nasce già vecchio: alla sua uscita lo show era già cambiato, “Young Americans” era in parte già pronto e con esso anche la trasformazione di Bowie in cantante soul – o nella voluta parodia di un cantante soul? Una domanda forse senza risposta – che naturalmente sceglie l’elegante “Philly Sound”.
Qui invece il percorso è a metà e la fase di esperimento, né soul né glam, già iniziata con i brani di “Diamond Dogs” continua con arrangiamenti nuovi, anche se non sempre felici (Cracked Actor, Rebel Rebel) e che infatti hanno ricevuto giudizi diversificati.
Per la band le tensioni del retropalco provocarono delle serate elettrizzanti; per i critici risultò un disco forzato e poco diretto, mentre invece trasuda sofferenza. Il gruppo di ben dieci elementi, certo altamente professionale (David Sanborn, Mike Garson, Michael Kamen e Herbie Flowers su tutti) ma eterogeneo, non sempre sembra amalgamarsi bene (Knock on Wood, Watch that Man), ma quando rende al meglio (Rock’n’Roll with Me, Here Today Gone Tomorrow, Time, Panic in Detroit) il risultato è eccellente ed emozionante. Sta di fatto che lo spirito dei deliri visionari dell’artista (Moonage Daydream, Diamond Dogs, Sweet Thing) e le scene di tipo espressionista non convivono facilmente con gli arrangiamenti da big band di altri brani e perfino Changes rischia di risultare monolitica.
L’attuale ristampa (cioè un disco nuovo per suono, veste editoriale, scaletta, inediti, presentazione) rende maggiormente giustizia a questa importante testimonianza e si coglie meglio che se nel ’74 il sogno di Bowie era il teatro-rock, grazie a queste versioni di Space Oddity, Time, Jean Genie, Rock’n’Roll Suicide, 1984 il gioco gli era perfettamente riuscito. Su tutto prevale la grande tensione dell’artista: il punto di forza delle esecuzioni migliori, altrove un segnale di fragilità a conferma della natura “doppia” di questo prodotto dagli esiti alterni.
Bowie ormai confondeva sé stesso con la maschera (l’esecuzione scenica di Cracked Actor e Aladdin Sane), cercava nuove libertà espressive ma si ingabbiava in un copione inesorabile, sul palco e nella vita.
Puro decadentismo. Ipnotizzante.
di Pierluigi Buda – Heathen958
Musicisti
David Bowie
(voce)
Earl Slick
(chitarra)
Herbie Flowers
(basso)
Michael Kamen
(piano elettrico, oboe)
Mike Garson
(piano elettrico, mellotron)
Tony Newman
(batteria)
Pablo Rosario
(percussionia)
David Sanborn
(sax, flauto)
Richard Grando
(sax baritono, flauto)
Guy Andrisano, Warren Peace
(cori)
CREDITI
Dagmar
(fotografia)
Michael Kamen
(direttore musicale)
Keith Harwood
(supervisione registrazione live)
Tony Visconti
(missaggio)
Edwin H. Kramer
(missaggio)
Mike Hutchinson
(operatore di nastro presso Sigma Studios)
Eddie Kramer
(ingegnere presso Electric Lady Studios)
David Whitman
(operatore di nastro presso Electric Lady Studios)
Harry Maslin
(ingegnere presso Record Plant)
Kevin Herron
(operatore di nastro presso Record Plant)
David Thoener
(operatore di nastro presso Record Plant)